Riassunto del film "MAX"

Non è un'impresa facile recensire un film del genere, trattandosi di un documentario e quindi formato da vario tipo di materiale tutto accorpato insieme. Nonostante ciò, una visione attenta può mostrare come "MAX" possieda effettivamente un filo conduttore vero e proprio, che si palesa soprattutto durante la seconda metà del film. Si può dire che la "vicenda sottintesa" inizi nel mese di maggio 2008 e si concluda a fine giugno dello stesso anno, nei giorni di pubblicazione dell'album "La canzone di Silvietto".

La prima parte del film (a sua volta suddivisa in una sezione iniziale senza nome e una intitolata "Even a fart") è un insieme di riprese della vita quotidiana di Mister Max e di Modica in generale, svariati concerti di quel periodo (inclusa anche la trasferta in Germania dell'aprile 2009), enormi quantità di materiale d'archivio, interviste al cantante, ai suoi parenti, a vari fans casuali, a colleghi e persone che lavorano nel settore, e anche a persone piuttosto... "distanti" dall'ambiente tipico del nostro amato cantante: mi riferisco a figure intellettuali modicane come lo storico Giuseppe Barone (che ci guida alla scoperta di Modica, spiegandoci diversi aspetti storici, culturali e sociologici della città), il compianto scrittore Franco Antonio Belgiorno (deceduto pochi mesi dopo l'intervista) e soprattutto il professore di lettere classiche Michele Armenia.
Quest'ultimo, in particolare, sarà uno dei personaggi principali del documentario: inizialmente guarda a Mister Max con atteggiamento sprezzante e di sufficienza (con l'attitudine tipica degli intellettuali della sua branca verso i "fenomeni di costume" popolani), definendo i testi del cantante come improponibili, volgari e "adatti alla massa berlusconica". Ciononostante, già dall'inizio non disdegna un'analisi approfondita del personaggio, esaminando con attenzione il suo stile e risalendo alle possibili "radici culturali" da cui potrebbe essere derivato (stessa cosa fatta, in maniera un po' diversa, anche da Franco Antonio Belgiorno).

Dalle interviste a vari fans della zona, emerge un particolare interessante: sembra che Mister Max tenda ad evitare i concerti a Modica. Questo avviene sia per l'ovvia preferenza a livello strategico verso i paesi affacciati sul mare, sia perchè a quanto pare i modicani sembrano essere più freddi nei confronti del cantante durante le serate (soprattutto se fatte in Piazza Matteotti). Infatti, pare che una parte della città (senza dubbio quella più "snob") lo disprezzi. Sembra addirittura che Mister Max agli inizi fosse più "ricercato", infatti le radio locali passavano i suoi brani e le televisioni siciliane lo chiamavano molto più spesso, mentre ora invece è snobbato anche da esse. Michele Armenia suppone che, invece, possa essere lo stesso Mister Max a chiudersi un po' nei confronti della sua città natale, che magari vede come un elemento "genitoriale" con il potere di "giudicarlo" per non essere diventato una persona "seria".

Intanto, scopriamo sempre di più il mondo del cantante seguendolo passo passo nella sua vita, tra concerti, visite a casa della madre (che tra l'altro, scopriamo, tesse per lui gli "abiti di scena"), contatti con altra gente di Modica (che sembra quasi invidiarlo per aver fatto una vita diversa), vita in famiglia (in particolare moglie e figli), rapporto con i fans eccetera; abbiamo perfino l'onore di scoprire come nasce un disco di Mister Max, entrando nel famigerato "Studio 34" e assistendo alla lavorazione del brano "Siemu cini ri munnizza" dal concepimento fino alla registrazione e al mixaggio (svolto da lui stesso in prima persona, sia per la mancanza di manodopera, sia per il bisogno di seguire i propri lavori dall'inizio alla fine). Il tutto accompagnato da una impressionante raccolta di "materiale d'epoca", tra vecchi concerti, videoclip degli anni '90 e varie comparse televisive del cantante (inclusa la fortunata apparizione del 2001 alla trasmissione inglese "Eurotrash", con la famigerata citazione di Philip Glass "even a fart").
La prima parte si conclude con l'ammissione a denti stretti, da parte di Michele Armenia, che non ha senso moralizzare sul "degrado culturale" di cui egli stesso parla (come dimostrato anche dalla scomparsa della sinistra in Italia nell'epoca berlusconiana), e che Mister Max ha diritto ad avere il suo momento di gloria in un mondo sempre più piatto, osceno e... merdoso. In sostanza, viva Mister Max!

La seconda parte del documentario (intitolata "Il giorno della cicala") assume la forma di un racconto vero e proprio, con una trama ben delineata e spezzata solo dalle riprese di qualche altro concerto e da qualche altro "reperto storico" della carriera del cantante.

29 giugno 2008: esce il nuovo album di Mister Max, "La canzone di Silvietto". Non si sa come, Michele Armenia si imbatte nel disco e ne rimane inspiegabilmente folgorato; così decide di andare a trovare il cantante nella sede di Studio 34, riferendogli che le sue canzoni sono state una rivelazione in mezzo a tante "delusioni ideologiche" (culminate nelle elezioni dell'aprile 2008), in un mondo dove ormai è il male a prevalere. Massimo ascolta ma sembra non capire, e il professore gli propone un secondo incontro per approfondire la questione. Il cantante accetta, ma ancora si chiede di cosa stesse parlando Armenia.

Il giorno dell'incontro, Massimo e Michele si recano in campagna per parlare e confrontarsi con calma ("nel silenzio dell'origine", secondo il professore), e Massimo racconta al docente di lettere la sua carriera musicale a cominciare dal gruppo dei Wanted e la mancata partecipazione a Sanremo, fino alla nascita di Mister Max con l'idea di "Mari mari". I due tornano poi a Modica Alta, dove Massimo mostra a Michele il suo luogo di nascita e gli racconta alcuni aneddoti della sua infanzia (tra cui in particolare la morte prematura del padre).
Dirigendosi verso la diroccata zona di Modica Sorda (dove il cantante vive attualmente), i due interlocutori riflettono sulla società odierna (o meglio, lo fa Armenia di fronte a un imbarazzato Massimo): una società che, a detta del professore, non è più neanche in grado di ascoltare il silenzio, assordata e sopraffatta da tutti i mali odierni (arroganza, prepotenza, potere, mafia...); una società che, paradossalmente, reputa "assordante" il verso delle cicale.
Da questo argomento deriva anche una riflessione sulla musica di Mister Max, che nel suo ritorno al dialetto e ai termini popolani, potrebbe anche essere considerata secondo Michele una forma di "protesta" verso una realtà anonima. Dall'altro lato, Max arriva ad aprirsi e a confessare le sue personali incertezze relative alla sua carriera, sempre con la costante esigenza di rinnovarsi e senza tuttavia mai compiere quel salto di qualità che lo renda perlomeno più conosciuto al grande pubblico.

La sera, Michele Armenia compra in una bancarella il CD "La canzone di Silvietto" e poi arriva a rivalutare definitivamente il personaggio di Mister Max, che a suo parere potrebbe arrivare a diventare un vero e proprio cantautore e ad essere un po' più "serio" di quanto sembri. Termina le sue considerazioni declamando in tono melodrammatico i "versi" della Macarena di Mister Max.
Alla fine Mister Max, vestito con il nuovo abito rosso cucitogli dalla madre, va in giro a Marina di Modica per portare un po' di allegria. Finale in realtà un po' amaro e malinconico, con alcune note finali sul personaggio di Mister Max e sulla sua carriera che però presentano alcuni errori (e se non li avete notati, vuol dire che non avete visitato con attenzione il mio sito! :P).