La mia recensione

[NOTA IMPORTANTE: in occasione dei ritocchi che sto apportando al sito in questo periodo, ho deciso di scrivere una nuova recensione, più curata, dettagliata, meno guidata dall'entusiasmo (che invece aveva la meglio cinque anni fa, quando ero solo un dodicenne esaltato), e che sia in linea con le mie attuali idee, adesso che sono alle soglie della maggiore età. - Il webmaster di Mister Max Fan Site, dicembre 2015]

"MAX" non è un film "di parte": per questo è un prodotto molto meno scontato di quanto possa sembrare. Scivoletto sarà anche stato un fan del cantante quand'era bambino, ma in questo film intende raccontare molto più che una semplice "glorificazione" o documentazione su di lui: Mister Max diventa quasi un mero strumento per narrare le spaccature della città di Modica (luogo di nascita del regista), che a loro volta rappresentano su scala ridotta lo stato attuale della società italiana.

Questo diventa chiaro soprattutto quando Michele Armenia (intellettuale palesemente di sinistra) bolla con disprezzo i testi di Mister Max come "adatti alla massa berlusconica", e ancora di più quando lo storico Giuseppe Barone illustra le evidenti spaccature tra le varie zone di Modica (Alta, Bassa, Sorda...) in ambito di orientamento politico, a seconda della classe sociale più diffusa in ciascuna area.
In effetti, nelle interviste rilasciate per promuovere il film, Scivoletto ha sempre affermato di voler raccontare i cambiamenti della società italiana a partire dall'inizio degli anni '90: da un lato abbiamo un italiano medio "ammalato di spettacolo", che ambisce al successo televisivo, spesso influenzato molto anche dal "modello sub-culturale" divulgato da Berlusconi tramite la sua rete televisiva; dall'altro, abbiamo la frangia più "intellettuale" del popolo italiano, che appare distaccata e sembra rifiutare di confrontarsi con la situazione attuale, vivendo quindi "ai margini" della società, senza più riuscire a dominare la realtà circostante (compito che invece spetta al "Silvietto cabarettista", avendo a maggior ragione campo libero).

Se nel film il ruolo degli intellettuali è rivestito da Armenia, Barone e Belgiorno (R.I.P.), il ruolo dell'italiano plasmato dalla televisione spetta, manco a dirlo, a Mister Max (più o meno con tutto il suo fanclub, che viene spesso ritratto in atteggiamenti tipicamente "popolani"). Riguardo a questa scelta, avrei una piccola osservazione da aggiungere, a titolo assolutamente personale: è chiaro che, durante la sua carriera, Mister Max ha spesso palesato l'influenza di determinati modelli televisivi e non ha mai nascosto di voler arrivare in qualche TV nazionale (come confermato da sua madre durante il film); ma, a mio modestissimo parere, il cantante parodista di Modica possiede perlomeno una marcia in più rispetto a molta gente che bazzica nelle tipiche trasmissioni comiche italiane. Forse, nel caso di Mister Max, l'influenza televisiva è meno massiccia di quanto Scivoletto sostenga, o perlomeno si è andata ad aggiungere allo stile del cantante solo in tempi successivi al suo esordio sulla scena: infatti, nel 1992, Berlusconi non era neanche sceso in politica (per quanto fosse già un personaggio noto), e lo stile testuale di Max era molto più legato alle sue radici meridionali, con un umorismo più "casereccio" e tranquillamente paragonabile a quello di altri artisti demenziali "di nicchia" dei primi anni '90. Uno stile più marcatamente influenzato dal gossip televisivo si è potuto sentire, per esempio, nei dischi della seconda metà degli anni 2000, come "Trikke e ballakke", "2x1" e "La canzone di Silvietto" (e anche in questo periodo, non si può dire che Mister Max si ponesse in maniera del tutto "acritica" nei confronti dei media, come testimoniato da brani tipo "Meno siamo meglio stiamo" e, appunto, "Trikke e ballakke").
E, aggiungo, forse è proprio questo il motivo per il quale Mister Max non è mai riuscito a sfondare su larga scala ed è rimasto intrappolato in un "punto fermo" (come detto da lui stesso nel film): il fatto di non essersi mai uniformato a uno stile preciso, ma di essere sempre stato un punto di incontro tra correnti umoristiche diverse. Si può dire che, in media, i suoi testi siano equamente influenzati dall'umorismo "mainstream" televisivo (in particolare quello in stile Mediaset, specie nell'ultimo decennio) e dall'umorismo trash/demenziale più "underground", quello più "parossistico" e "grottesco", forse anche un po' troppo per essere mandato su una TV nazionale. La quantità di dialetto nelle canzoni di Max potrà essere diminuita negli anni, ma questa inequivocabile impronta "trash" è sempre rimasta intatta, e i tentativi di "annacquarla" si sono spesso concretizzati nei dischi meno brillanti del cantante, a riprova del fatto che quello è lo stile che più gli si addice e quello deve mantenere.

Piano piano, nel film, una morale si va a delineare: Michele Armenia si interessa sempre di più allo stile del personaggio, lo disseziona e cerca di comprenderlo, ed è da lì che trae un'amara conclusione: il moralismo non serve a nessuno, e la chiave del fallimento della sinistra italiana è stata proprio il continuo soffermarsi a moralizzare in modo sterile su Berlusconi, anzichè "combatterlo" e distruggerlo nel merito con argomentazioni più sostanziose da un punto di vista puramente "politico". La cristallizzazione della sinistra intellettualoide nella propria bolla di vetro, nel proprio "mondo fatato", non ha rappresentato in alcun modo una "resistenza", ma al contrario ha dato maggior potenza al nemico. Io stesso disprezzo totalmente l'operato politico di Berlusconi e ho idee prevalentemente in linea con la fazione opposta, ma penso che lo snobismo della sinistra non sia affatto un atteggiamento costruttivo: un intellettuale deve anche saper parlare al popolo, educarlo, mostrare i fatti per quelli che sono, e soprattutto deve smetterla di rinchiudersi in quello stupido atteggiamento "pseudo-raffinato" che rifugge l'umorismo più "colorito" e popolare, e che in molti casi appare più come una "posa costruita" che come una reale convinzione dettata dai gusti. Al di là del fatto che i testi di Mister Max possano piacervi o meno, se li reputate "troppo spinti" meritereste di andare a vivere nell'antica società vittoriana, come minimo.

Fattostà che il divario culturale è ormai troppo esteso, e questo si nota soprattutto quando il professor Armenia va a conoscere di persona il cantante: non c'è un vero e proprio "punto di incontro", ciascuno parla la propria lingua, entrambi si confrontano e dialogano, ma sembra che ognuno si riferisca a qualcosa di diverso; Armenia si cimenta in riflessioni filosofiche e sociologiche, mentre Massimo la butta ovviamente sull'ironia "innocente" e non sembra comprendere i discorsi del professore, che invece al contrario ravvisa (in maniera senz'altro forzata) degli elementi di "ribellione culturale" nei testi del cantante (che avrà anche qualche testo di critica sociale, ma rimane pur sempre un comico intrattenitore di stampo puramente demenziale!).

Alla fine del film, però, qualcosa forse riesce a muoversi. Michele arriva addirittura ad acquistare un CD di Mister Max presso una bancarella e, pur non avendo subito dei radicali mutamenti di personalità, riesce a stabilire un "contatto" con il gergo e l'umorismo "trashoso" del cantante, integrandolo allo stesso tempo con il proprio bagaglio culturale: questo si nota nell'ironica scena finale, dove il professore vaga per le vie buie di Modica declamando in tono "drammatico" nientepopodimeno che i versi della ben nota "Macarena" di Mister Max ("sienti chi puzza ca fai Maddalena..."). A mio parere, questa scena può simboleggiare l'integrazione dell'ambiente intellettuale con i costumi del popolo italiano moderno: questo ovviamente non significa rinunciare all'alta cultura e al pensiero critico, giustificando in blocco tutta la sub-cultura televisiva moderna (allora sì che ci si abbasserebbe ai livelli della massa berlusconica!), nè voler tentare di abbindolare le masse con una demagogia forzata e poco credibile, ma semplicemente far pace con il proprio lato "demenziale", "volgare" e "scazzone", anzichè disprezzarlo e nasconderlo quasi come se fosse una colpa averlo.
In una controversa recensione scritta su Ragusanews (che a mio parere esagera un po' troppo nel suo accostamento tra Berlusconi e Mister Max), si fa notare come Silvietto sia riuscito a fare leva sulle "pulsioni profonde" del popolino: questo è senz'altro vero, ma non è un buon motivo per negare l'esistenza di tali pulsioni o "moralizzare" su di esse, nell'illusione di stare "combattendo contro il degrado della società italiana"; in realtà, è proprio da questa "dissociazione" che deriva la famosa "spaccatura" nella società italiana di cui questo documentario parla. L'unica soluzione sensata, a mio parere, è trovare il bilanciamento giusto tra "bisogno edonista" (assolutamente legittimo) e razionalità (altrettanto importante), in modo da non farsi guidare esclusivamente dalla panza al momento di mettere la X sulla scheda elettorale. In sintesi, secondo me dovremmo tutti essere un po' Michele Armenia e un po' Mister Max.

Al di là delle considerazioni sociopolitiche (che, come avrete ormai capito, sono il vero tema cardine del film), nota di merito anche per la grossa quantità di "materiale d'archivio" riesumato in occasione della stesura di questo documentario, al fine di narrare la storia di Mister Max in maniera abbastanza esauriente: il cantante racconta di sè stesso, andando perfino a rivangare le sue precedenti esperienze musicali (con i Wanted, nel mancato tentativo di arrivare a Sanremo), e si arrivano a citare i versi d'apertura della leggendaria "Mari mari"; oltre a Max, sono i fans stessi a raccontare la sua carriera, e i numerosissimi filmati provenienti da concerti, videoclip e apparizioni televisive costituiscono la vera e propria ciliegina sulla torta (nella fattispecie, il materiale proveniente dagli anni '90 è oro colato, soprattutto il concerto a Rosolini del 1993 dove viene perfino menzionata la C.O.M.A.). Io stesso, grazie a questo film, ho carpito tantissime informazioni su Max di cui non ero a conoscenza, andando ad arricchire questo sito in maniera considerevole.
E inoltre, devo fare i complimenti a Mister Max anche per le parodie che riesce a improvvisare al di fuori delle sue produzioni ufficiali: "Quantu l'haiu l'haiu l'haiu, oh-ohhh..." :D

In sostanza, "MAX" è un'ottima produzione, che riesce a fare contenti i fans di Mister Max (me in primis) curiosi di saperne di più sul loro beniamino, e allo stesso tempo riesce a indagare sulla moderna società italiana in una maniera incredibilmente arguta e più ricercata di quanto sembri, con una strizzata d'occhio al cinema d'autore, senza però sfociare nella pretenziosità e nella sperimentazione fine a se stessa. Tanto di cappello a Scivoletto per questo prodotto, che meriterebbe una diffusione molto più capillare.

"Che puzza, che puzza! Che puzza!!!"