Tocca qui

Anno: 1994

Etichetta: C.O.M.A.

Numero di catalogo MC: C.O.M.A. 035

Distribuzione: Apple Music, Spotify, YouTube Music, Amazon, Google Play, Deezer, Napster, Tidal, 7digital

Copertina: G. Cavallo

Arrangiamenti, tastiere e programmazione computer: P. Mavilla, Mister Max, M. Prati

Cori: Giusy, Peppe, Tiziana

Il brano inedito "Il nostro paese" è cantato da Mister Max e P. Mavilla.

Ringraziamenti speciali: Carmelo Avola e Raffaele Fede di Radio Video Mediterraneo per l'intervento "rap" in "What is love".

Uscito nel 1994 in formato musicassetta e fuori catalogo a partire dal 1995.
Disponibile in digitale a partire dal 2013 (escluso il brano "Il nostro paese", e con la versione di "Nord sud ovest est" del 1999 al posto di quella del 1994).

Tracklist:

  1. Tocca qui
  2. Le cose della vita
  3. Il battito animale
  4. Il nostro paese
  5. What is love
  6. Tribal dance
  7. La solitudine
  8. Nord sud ovest est

Recensione

Nel 1993, con "Sei un mito", Mister Max era riuscito a raggiungere quello che, fino a quel momento, era il suo apice assoluto: un vero e proprio manifesto di tutto quello che la musica demenziale rappresentava in quegli anni, portato ai suoi massimi livelli (e destinato ad essere ulteriormente superato negli anni successivi).

Intanto, tra la fine del 1993 e l'inizio del 1994 (non sono esattamente sicuro), la C.O.M.A. pubblica "Tocca qui", quarto album del cantante modicano. I livelli qualitativi di "Sei un mito" non vengono bissati, ma questa nuova fatica in studio riesce forse a rivelarsi più interessante e più eclettica delle precedenti, a suo modo. E' senz'altro un album fondamentale nella prima fase della carriera del cantante modicano, contenente molte delle canzoni più importanti del cosiddetto "periodo C.O.M.A.", insieme ad alcuni episodi piuttosto "polarizzanti" e destinati a far discutere. Ma andiamo per ordine, brano per brano.

Il primo brano è "Tocca ca'", parodia del tormentone rap "Tocca qui" degli Articolo 31. Parla dell'esperienza di Mister Max con una ragazza sconosciuta, che di argomenti interessanti se ne intende. A dire il vero il pezzo non si discosta molto dall'originale di J-Ax e soci, ma questa rivisitazione in dialetto stretto e popolano risulta irresistibile: gli spunti demenziali presenti nel pezzo degli Articolo 31 (espressi con toni relativamente più "raffinati"), qui vengono portati alla più becera esagerazione, accompagnati da un beat molto più grezzo, scarno e "aggressivo" rispetto a quello originale. A distanza di anni, le parti di questa canzone in cui Mister Max attacca a sproloquiare con irruenza rimangono alcuni dei momenti più divertenti di tutto il suo repertorio. La passione per i calembour tanto evidente nel pezzo originale è presente anche qui, in maniera ancora più grezza e "viddana".
E' la volta di "Addio partita", parodia de "Le cose della vita" di Eros Ramazzotti. Un brano divertentissimo e demenziale, dove Mister Max cerca di guardarsi la partita in santa pace, ma viene disturbato da numerosi eventi inaspettati... e c'è da scompisciarsi! Bisogna considerare che questa versione del pezzo è nettamente superiore a quella realizzata nel 1998 nel ben più famoso album "Goal": non ci sono cantanti napoletani in mezzo e, in questa versione, il finale è molto più divertente, con Max che urla ripetutamente e sguaiatamente: "Chi schifu!". Ascoltare per credere.
Altro pezzo altrettanto divertente è la parodia de "Il battito animale" di Raf. Stavolta per "battito animale" si intende ben altro... ossia i vicini di casa del cantante, che non possono proprio fare a meno di far casino a tutte le ore del giorno (tranne quando Max va a lavorare, guarda caso!). Pezzo spassosissimo e in cui sicuramente molti di voi si identificheranno, e anch'io l'ho sempre amato.

E ora è il momento di parlare dell'episodio "anomalo" di questo album; se "Sei un mito" aveva "Rap-tus" (che era un palese tentativo di creare un tormentone da spiaggia sempliciotto), "Tocca qui" ha "Il nostro paese", pezzo inedito scritto da Max insieme a Peppe Mavilla, che è un caso decisamente più strano e difficile da decifrare: infatti, reggetevi forte... si tratta del primo e unico tentativo, da parte del cantante modicano, di scrivere una canzone con tematiche serie, un brano dai toni romantici e malinconici. La base è senz'altro interessante, e riesce a trasportare perfettamente l'ascoltatore nel mood richiesto, con un beat dal gusto vagamente hip-hop accompagnato da parti di chitarra e synth decisamente gradevoli, dall'atmosfera malinconica e crepuscolare. Il problema, purtroppo, sta tutto nel testo: una robaccia commerciale di infimo valore. Avete presente Mikimix, precedente incarnazione di Caparezza, che scriveva pezzi pop spacciati per rap con testi banalissimi e mal scritti? Ecco, siamo più o meno su quel livello. Questo è Mikimix prima di Mikimix (che avrebbe debuttato solo pochi anni dopo). Il pezzo cerca di essere qualcosa a metà tra il "brano impegnato" e la semplice "canzone d'amore sdolcinata e stereotipata". Le strofe, totalmente in italiano e """""rappate""""" da Mister Max in maniera estremamente elementare e raffazzonata, sparano luoghi comuni a raffica cercando di conferirgli un'aura triste e malinconica. Il ritornello, poi, è qualcosa di ancora più strano e ambiguo: cantato da Peppe Mavilla (con le occasionali backing vocals femminili), sembra totalmente slegato dalle strofe, essendo più che altro una melensa dichiarazione d'amore; tuttavia, risulta a modo suo più interessante e curioso rispetto all'imbarazzante banalità delle strofe.
Ma non è tutto: dopo questa Caporetto testuale, il pezzo si conclude con una gradevole sezione strumentale... e alla fine, sentiamo Mister Max che dice "ou, e chi, stati ciangiennu? Stavamu sghizzannu!". Questo pezzo dunque sembrerebbe essere nient'altro che un bislacco scherzo, una trollata messa lì tanto per, probabilmente un momento di cazzeggio in studio tra Max e Peppe Mavilla. Resta comunque difficile dare un parere su questo brano, che nel contesto di quest'album risulta straniante anche dopo ripetuti ascolti: si può scegliere se apprezzare la base malinconica e godersi lo "scherzo" del testo pseudo-serio, o non considerare proprio questa canzone e saltare direttamente alla successiva (come nell'edizione digitale del disco, in cui 'sto brano non è proprio presente). Una cosa è certa: meglio questa versione rispetto a quell'aborto di remake presente sull'album "Condividi" del 2014, che invece sembra prendersi totalmente sul serio (eliminando la frase finale), e riesce a rovinare anche i pochi spunti potenzialmente interessanti della versione originale sostituendo il tutto con una base orrenda e un ritornello ancora più banale e melenso di quello di Peppe Mavilla.

Per fortuna, l'ambiguità dura solo per una canzone, e subito dopo veniamo ricatapultati nella dimensione demenziale e parodistica del Mister Max che tutti conosciamo. "Fammi l'uovu", parodia di "What is love" di Haddaway, rientra anch'esso tra i miei pezzi preferiti di sempre del mitico cantante modicano. Guardando la parte centrale della copertina dell'album e leggendo il titolo, è facile indovinare il soggetto di cui si parla: una gallina che si rifiuta di fare le uova! Con una tematica estremamente demenziale come questa, ci sono tutte le premesse per scrivere un pezzo geniale e altrettanto demenziale, e infatti è proprio così. Da notare l'intervento fuori campo dei DJ di Radio Mediterraneo, che a un certo punto chiedono a Mister Max di cantare in italiano (altro sporadico momento "italianizzato" della prima fase della carriera del cantante), e soprattutto la gallina che chioccia a ritmo dance, che è assolutamente la ciliegina sulla torta di un altro brano divertentissimo.
La parodia di "Tribal dance" dei 2 Unlimited è probabilmente da considerarsi come una specie di "intermezzo" all'interno dell'album: si tratta di un simpatico brano dance in cui si sente un coro di persone urlare ripetutamente la parola "zonna", che se non sbaglio dovrebbe essere un termine tipico del dialetto ragusano stretto. Sullo sfondo, udiamo un perplesso Mister Max chiedersi cosa voglia dire un brano del genere... eppure, nella sua natura "trash" totalmente fine a sè stessa, questo pezzo risulta avere il suo perchè, e si rivela essere un divertissement molto ben riuscito.
E ora, preparate gli accendini, ragazzi, perchè arriva un brano epocale che toccherà il cuore di molte persone: "L'ingratitudine", parodia del celebre pezzo di Laura Pausini "La solitudine". Ebbene sì, ragazzi: Mister Max fu uno di quegli artisti che negli anni '90, con incredibile anticipo sui tempi, scrissero una canzone che parla della temibile piaga oggi identificata sotto il nome di friendzone. Gli elementi ci sono tutti: una situazione adolescenziale in cui qualcuno ci prova con una ragazza, ma lei declina gli inviti usando scuse ridicole e uscendo invece con un pugno di ragazzi "fighi" e "grezzi" o, come detto nella canzone, "zulù", mentre il povero ragazzo protagonista viene usato solamente nei ruoli più degradanti facendo leva sulla sua disposizione a fare di tutto per la ragazza che desidera; alla fine, per fortuna, il ragazzo riesce a compiere un atto di orgoglio nei confronti di sè stesso e manda a fanculo la sfruttatrice, oggi comunemente definita come "friendzonatrice". Da morire dal ridere in particolare la descrizione dei comportamenti "ambigui" della ragazza, che viene mostrata essere effettivamente una donna di facili costumi. Come Elio e gli 883 in quegli stessi anni, Mister Max è riuscito a trattare quest'argomento in maniera divertentissima un ventennio prima che venisse identificato con un nome specifico. "Date una medaglia a quell'uomo!"
E a proposito di 883... l'album termina con "M'ammaccau 'a testa", parodia di "Nord sud ovest est". Ennesimo mischione di disavventure accadute al cantante nel tentativo di cercare una sua amica... la sua testa, in particolare, ne ha risentito più di una volta! C'è da dire che in questa versione, a differenza del remake del 1999, la performance vocale di Max risulta essere tra le più grezze e villane di sempre, e suona piuttosto atipica perfino per lo stile che aveva nei primi anni '90. In ogni caso, un altro brano riuscitissimo e divertentissimo, nella miglior tradizione dei primi album.

"Tocca qui" è quasi un'anomalia nella prima fase della discografia di Mister Max, ma è proprio questa sua natura "anomala" a renderlo così affascinante e ricco di personalità rispetto agli altri album dello stesso periodo. Ascoltandolo, si ha l'impressione che questo sia l'episodio con il maggior tasso di "cazzeggio libero" tra tutti gli album prodotti dalla C.O.M.A. (che abbiamo già visto non essere del tutto estranei a soluzioni del genere, perciò figuriamoci): in certi momenti sembra davvero che Massimo e soci abbiano buttato dentro qualunque idea stramba gli venisse in mente sul momento, e nonostante l'ambiguità di un brano come "Il nostro paese" (su cui probabilmente non riuscirò mai a farmi un'idea precisa), l'album nell'insieme trae forza da questa sorta di "anarchia creativa".
Recentemente, ho avuto la fortuna di trovare su eBay la musicassetta originale, potendo così ascoltare l'album nella sua forma originaria e colmare le ultime lacune che avevo sul repertorio del cantante modicano (la versione originale de "Il nostro paese", infatti, era praticamente introvabile e non era stata nemmeno inclusa nella ristampa digitale dell'album). Se dovesse capitare anche a voi di trovare da qualche parte una copia fisica di "Tocca qui", non lasciatevela scappare per nessuna ragione: è uno dei tasselli più significativi della prima fase della carriera di Mister Max.

Voto: 9