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Anno: 2014

Etichetta: Studio 34 Recording

Numero di catalogo CD: S.T. CD030

Distribuzione: Seamusica (Via S. Maria di Betlem 31, Catania), Apple Music, Spotify, YouTube Music, Amazon, Google Play, Deezer, Napster, Tidal, 7digital

Copertina: Ignazio Di Grandi, Leone Andrea (Seamusica)

Arrangiamenti, tastiere, computer: Mister Max

Cori: Mister Max, Lady Blu

Uscito nel 2014 in CD e in digitale.

Tracklist:

  1. TIMBER
    (La politica italiana)
  2. DUSTY MEN
    (Lassa i penni)
  3. IO TI PENSO RARAMENTE
  4. NON DEVI PERDERMI
    (Non devi prendermi)
  5. CAMBIAMENTI
    (Commenti)
  6. 1977
    (Scornavacca Piero)
  7. IL NOSTRO PAESE
  8. VIP IN TRIP
    (Facebook)

Recensione

Ebbene sì. Come ogni singola estate dal 1992 a oggi, anche nell'estate 2014 Mister Max ha pubblicato un nuovo album, pieno di parodie alle hits più gettonate del momento. Fin qui, nessuna novità. Però è anche vero che, in occasione dell'album uscito l'anno prima ("Canta e balla... ca ti passa!!!"), ho avuto modo di constatare una certa stanchezza e fiacchezza nella maggior parte delle canzoni, come fino a quel momento si era verificato solo di rado (nel poco convincente "Euromax" e nel colossale tonfo de "La canzone di Silvietto"). In ogni caso, facendo tesoro della capacità dimostrata in passato dal cantante nel risollevarsi immediatamente dopo ciascuno dei due passi falsi citati sopra, ho voluto essere fiducioso per il disco dell'anno successivo.

Così, quest'estate, è uscito "Condividi", secondo album ad essere distribuito dalla SEAmusica invece che dalla GS Record (storica etichetta di distribuzione di Mister Max per vent'anni di fila). Anche stavolta avevo alte speranze per l'album, immaginando un ritorno in forma rispetto a "Canta e balla... ca ti passa!!!". Il concept della copertina, sviluppato attorno a Facebook, mi sembrava simpatico e il primo singolo "Commenti" (trasmesso anche su Radio Castell'Umberto) era assolutamente promettente. Ma, anche in questo caso, l'anteprima di tutti i brani su YouTube ha rappresentato il primo segnale d'allarme. E, quando l'album è finalmente uscito (verso fine luglio, dato che ormai con la SEAmusica i tempi si sono fatti più lunghi), l'ascolto si è rivelato, per la seconda volta di fila, una cocente delusione, anche maggiore di quella precedente.

Volendo essere onesti e obiettivi nel criticare, c'è da riconoscere un dettaglio decisamente positivo: Mister Max sembra aver fatto tesoro dei consigli che gli avevo rivolto nella recensione dell'album precedente, e si è quindi distaccato dall'approccio "più dance fine a sè stessa e meno testi umoristici" che era stata una delle maggiori piaghe di "Canta e balla... ca ti passa!!!". Si ritorna quindi alla classica struttura "parodica/demenziale" che ci ha fatto tanto amare il "vecchio" Mister Max, dove le parole storpiano e dissacrano tormentoni ben conosciuti, con forti dosi di allegria, leggerezza e volontaria mancanza di serietà. Scelta giusta e sacrosanta, per carità, ma purtroppo sembra non avere coinciso con il recupero dell'ispirazione che si sentiva tantissimo fino a due anni fa.
"Condividi" suona in molti punti fiacco, stentato, non divertente e soprattutto tendente al riciclo di vecchie idee e vecchie battute. Ci sarebbe anche da notare il fatto che gli unici veri pezzi originali siano solo cinque (e di questi se ne salvano a malapena due); gli altri tre sono solo remake/riproposizioni (buone o meno, poco importa). Insomma, se questo non è il peggior album di Mister Max, come minimo se la gioca con "La canzone di Silvietto" (anch'esso stentato e caratterizzato da una cronica mancanza di idee, ma che perlomeno aveva la scusa di essere stato registrato nel periodo delle riprese del documentario di Luca Scivoletto).
Comunque, come al solito, analizziamo il disco traccia per traccia per esaminare luci e ombre di questa nuova fatica discografica.

Il disco inizia con la parodia di "Timber", recente tormentone di Pitbull con tanto di featuring di Kesha. Il titolo della parodia ("La politica italiana") non lascia molti dubbi su dove andremo a parare in questa canzone. Nel più recente passato, eravamo stati abituati a brani del calibro di "Non lo so" e "Non si fa", che riuscivano a ironizzare in maniera semplice ma efficacissima sulla situazione attuale dell'Italia. Questo nuovo pezzo "impegnato", invece, fallisce nell'impresa. Nonostante un ritornello abbastanza simpatico e una similitudine molto interessante e azzeccata nel testo ("Il tempo passa e andiamo indietro come gamberi dietro un vetro"), il brano non riesce a convincere: non si fa altro che ripetere a oltranza le stesse identiche cose dette nei due album precedenti riguardo alla crisi e alla situazione attuale; l'unica variazione è che alla blacklist sono stati aggiunti Grillo e Renzi. Oltretutto, il testo tocca il qualunquismo e rasenta il populismo in molti punti, trattando gli argomenti in maniera prevedibile e tendendo molto ai luoghi comuni. Intendiamoci, Mister Max non ha mai dimostrato (nè preteso di dimostrare) di essere un autorevole esperto di politica nei suoi testi, ma brani ben noti come "Non lo so" e "Non si fa" brillavano per la geniale e mordente ironia con cui determinati temi venivano affrontati. Qui, di tutto questo è rimasto solo un vuoto guscio. Una parodia della parodia.
"Lassa i penni", parodia di "Dusty men" di Saule, prometteva bene nell'anteprima (dove veniva fatto ascoltare solo il ritornello, che un sorriso lo strappava), ma ascoltata per intero si è rivelata essere una delle canzoni più confuse e prive di senso del repertorio di Mister Max. Non sono neanche sicuro di averla capita del tutto: in pratica, si parlerebbe di un tizio che ama collezionare penne di diverso tipo e per questo le va a sgraffignare in giro senza ritegno... ma poi si incazza se qualcuno a sua volta gliele frega? Ho capito bene?? Ha un senso??? E tra l'altro, se questo tizio era davvero così geloso nei confronti delle sue penne... perchè le andava prestando? Sembra che questo pezzo sia stato concepito intorno al ritornello, che di per sè era abbastanza simpatico, ma tutte le idee sviluppate da lì sono terribilmente forzate e confuse, annullando anche la validità del ritornello. Occasione tristemente sprecata.
Poi arriva la parodia di "Io ti penso raramente" di Biagio Antonacci. Buffo come vanno le cose: ascoltando l'anteprima, mi aspettavo che questo fosse uno dei peggiori episodi dell'album (soprattutto a causa dell'improponibile frase "E' bastato vedere quel tuo tatuaggio con un bel fiorellino di maggio"), ma devo ammettere che, ascoltato per intero, questo brano ha i suoi OTTIMI momenti. OK, diciamola tutta: le tematiche del testo sono prevedibilissime. Si tratta dell'ennesima esperienza di Mister Max con un travestito (ormai non si contano più) e questo non aiuta a migliorare la resa di un disco così poco ispirato. Eppure, ci sono anche battute che meritano, e pure parecchio. Il ritornello ha alcune frasi estremamente esilaranti, specie se messe in contrasto col contesto "romantico" della canzone originale (un piccolo indizio: cos'ha Mister Max nella mente? ;D), e anche il modo in cui viene raccontata la "traumatica scoperta" è davvero divertente. Ma l'apice viene raggiunto soprattutto nell'ultimissima frase della canzone, che ovviamente non vi anticipo per non rovinarvi la sorpresa. Chi ha già ascoltato, capirà. Insomma, brano abbastanza formulaico, ma arricchito da alcune perle assolutamente degne del genio di Mister Max.
"Non devi perdermi" di Alessandra Amoroso diventa "Non devi prendermi", ed è un altro tentativo di fondere una canzone dai toni "romantici" con un testo demenziale. Stavolta, purtroppo, il risultato è meno esaltante, anche a causa del tema un po' ingenuo e poco convincente. Simpatica la battuta sulla callista, il resto è abbastanza anonimo, e si tocca il fondo con la rima "basso/casso", degna dei peggiori comici di Colorado. Brano abbastanza inutile, ma non il peggiore.

Come ho già detto, il concept di "Condividi" ruota essenzialmente attorno a Facebook, e una sezione "Commenti" è d'obbligo. E' questo, infatti, il titolo della parodia di "Cambiamenti" di Vasco Rossi (un pezzo blues abbastanza generico... ma adesso Vasco si è dato al metal, vero? :'D). Su "Commenti", finalmente, torniamo a sentire un Mister Max ispirato, ironico e tagliente, che guardacaso torna a occuparsi di tematiche sociali, senza dubbio in maniera di gran lunga più fresca e divertente rispetto all'anonima parodia di "Timber". Viene soprattutto toccato il dolente tasto delle spese, che di questi tempi è diventato un argomento delicatissimo. Numerose sono le frasi degne di nota, sono presenti diverse "frecciate" (velenose, ma allo stesso tempo ironiche e goliardiche) e in più di un'occasione si torna a ridere come ai vecchi tempi, soprattutto nel finale. A questo ottimo pezzo, le spassosissime imitazioni degli "ehhh" di Vasco Rossi fanno da ciliegina sulla torta. Un successo su tutta la linea, almeno per una volta.
La traccia successiva è la parodia di "1977" di Ana Tijoux, ma in realtà il testo sarà già ben noto a tutti coloro che conoscono bene anche i dischi più vecchi di Mister Max: si tratta di un remake della vecchia "Torero Piero" (originariamente una canzone scritta al 100% da Max, tratta dall'album "La banana" del 2000), qui reintitolata "Scornavacca Piero". Insomma, l'esperimento di "Gino e Mariagrazia" al contrario. Che dire... si tratta di un remake discreto e la base della canzone scelta funziona piuttosto bene per il testo, ma onestamente rimpiango la vecchia versione con la base inedita, che era intonata alla perfezione con le tematiche del brano. Inoltre, un elemento che contribuiva a rendere "Torero Piero" un piccolo capolavoro della musica demenziale era anche la presenza di un'atmosfera di pathos, una tensione incombente che sfociava nel finale a sorpresa dove veniva pure rivelato il nuovo, simpatico nome appioppato al novello torero. In questa nuova versione, la tensione viene ridotta tantissimo e l'effetto sorpresa totalmente annullato, spoilerando nel titolo il nomignolo del torero. In ogni caso, se preso singolarmente e senza fare paragoni, il remake risulta buono, e ammetto che per un breve periodo ho pure usato questa canzone per far divertire il mio fratellino piccolo di pochi mesi (che sembrava pure apprezzare parecchio! :D).

La parata dei remake, però, continua inesorabile. E il prossimo, in particolare, sarà davvero pessimo.
Su questo album, viene riproposto anche l'ultimo pezzo raro che ci mancava da quando Mister Max aveva rimesso online quasi tutte le sue vecchie canzoni su YouTube: "Il nostro paese", dall'introvabile album "Tocca qui". Per qualche motivo, Max deve aver pensato che fosse meglio non rendere nuovamente disponibile il brano originale, ma ri-registrarlo in una versione totalmente nuova. Ma ne sarà valsa la pena? Decisamente no, a mio parere.
Prima che riuscissi a recuperare su Internet una copia originale di "Tocca qui", tendevo a vedere di buon occhio questa riproposizione (se non altro, pur se non in versione originale, potevo comunque finalmente ascoltare questa rarità)... ma da quando ho recuperato la cassetta con la versione originale del pezzo, non posso fare a meno di odiare a morte 'sto remake. "Il nostro paese", in origine, era un brano scritto a quattro mani da Mister Max e dal suo ex-collaboratore Peppe Mavilla (responsabile del mitico Studio C.O.M.A.), presumibilmente come una sorta di "scherzo" fine a sè stesso: si trattava di una melensa canzone pseudo-seria, con un testo banalissimo cantato da Max e uno strano ritornello pseudo-romantico cantato da Peppe, e alla fine del pezzo si sentiva il cantante modicano ammiccare al pubblico dicendo "stavamu sghizzannu". Bene... questa versione invece si prende totalmente sul serio. Una scelta peggiore di questa, per riproporre 'sto brano, non si poteva fare. La frase "stavamo scherzando" è sparita, lasciandoci con un pezzo che suona come uno scarto del repertorio di Mikimix (pseudo-rapper anni '90 che poi si sarebbe trasformato nel nettamente superiore Caparezza). E non è tutto, c'è pure di peggio: lo strumentale originale, che perlomeno era interessante e in effetti riusciva a trasmetterti la giusta atmosfera malinconica (capace quasi di farti "sospendere il giudizio" verso la banalità del testo), è stato rimpiazzato da una base che più orrenda e anonima di così non poteva essere; sembra veramente una canzone della buonanotte per bambini, e c'entra solo molto vagamente con l'originale. E che fine ha fatto il melenso, ma comunque interessante ritornello cantato da Peppe Mavilla? Rimpiazzato con un ritornello totalmente diverso, ma per giunta ancora più banale e sdolcinato, che ricalca i clichè di decine di canzonette d'amore italiane che avrete sentito nel corso degli anni, con tanto di coretti femminili zuccherosi e a dir poco imbarazzanti. Con queste modifiche di strumentale e ritornello, siamo davvero ai livelli di "E la notte se ne va" di Mikimix.
Insomma, non c'è davvero niente da salvare in questo remake: ora che conosco anche la versione originale del '94, non ho più nulla di positivo da dire su questo orribile rifacimento di un brano che nella sua prima stesura era senz'altro discutibile, ma non totalmente privo di valore. L'esistenza di questo remake rende "Condividi" un album ancora più frustrante di quanto già non fosse... e la cosa peggiore in tutto questo è che, decidendo di riproporre "Il nostro paese" in questa versione, Mister Max ha condannato al dimenticatoio quella originale, non rendendola disponibile nemmeno sulla ristampa digitale di "Tocca qui". Non commento che è meglio, andiamo avanti vah.

L'album si conclude con l'ennesima riproposizione a cui siamo ormai abituati: questo disco si intitola "Condividi", e allora vada per la vecchia "Facebook", parodia di "Vip in trip" di Fabri Fibra tratta dall'eccezionale "Tocca-tocca" del 2011. Eh già, davvero bei tempi quelli.
L'unica variazione che il pezzo subisce è l'introduzione, resa più "al passo coi tempi" (dato che ora l'attività di Mister Max su Facebook è molto più intensa rispetto a tre anni fa). Una modifica che comunque non aggiunge nulla di rilevante.

Scrivendo questa recensione mi sono sentito molto a disagio con me stesso, perchè mi sto trovando per la seconda volta di fila a valutare negativamente (e stavolta ancora peggio) la nuova fatica di un cantante con cui sono cresciuto e che mi ha introdotto all'intero, pazzo mondo del demenziale e del trash in generale. Sarò forse... cresciuto un po' troppo? Non credo: tutt'oggi, amerei ascoltare un nuovo album sui livelli di "TacaMax", e il mio gradimento di "Commenti" (che è un brano nuovo) ne è la prova. Il problema è che non sento più molta ispirazione, e le idee iniziano ad accartocciarsi l'una sull'altra come mai prima d'ora. Finora, Max era quasi sempre riuscito a mantenersi su livelli medio/alti, ma ora? Cosa sarà successo tra la seconda metà del 2012 e la prima metà del 2013? Cos'è cambiato? Non voglio mettermi a fare stupidi complottismi sul passaggio dalla GS Record alla SEAmusica... ma penso che forse oggi il nostro Mister sia un po' troppo pressato e non riesca più a sfornare parodie con la stessa spontaneità e sfacciataggine di pochi anni fa. Questi sono i rischi della produzione ciclica su catena di montaggio: prima o poi, seguendo la routine, le idee finiscono, poco importa quanto sei bravo e quanta fantasia hai di solito. E' anche vero che Mister Max campa su questo lavoro e comprendo le esigenze economiche (specie in tempi di crisi come questi!), ma, a livello puramente artistico, penso che per il cantante modicano sarebbe meglio prendersi tutto il tempo che gli serve per scrivere un disco valido, anzichè porsi scadenze troppo nette (e da qui ci si riallaccia alla frase iniziale della recensione: dal 1992 a oggi, non c'è stata una sola estate senza un nuovo album di Mister Max!). Un compromesso valido potrebbe essere lavorare sui testi nell'arco di un intero anno, subito dopo la pubblicazione di ciascun album, mano a mano che nuove hit commerciali continuano a scalare le classifiche, anzichè lavorare perlopiù solo negli ultimissimi mesi prima dell'estate successiva (come mi sembra che Max faccia spesso). Il mio ovviamente è solo uno spassionato consiglio da profano, non pretendo di insegnare nulla a nessuno. E' solo che mi dispiace vedere un artista che amo (perchè, sì, la musica demenziale è un'arte) ridursi così.

Mister Max, non sei più quello di "Mi... sfasciaru u scaldabagnu"! (semicit.)

Voto: 5